"Un perfetto organismo, la sua perfezione
strutturale è pari solo alla sua ostilità...un superstite, non offuscato da
coscienza, rimorsi, o illusioni di moralità"
Con questa frase
il sintetico Ash, modello Hyperdyne systems 120-A/2, descrive il terrificante
Xenomorfo che stermina i pochi abitanti del USCSS Nostromo, una nave da carico
distrutta da Ellen Ripley nel 2122 nella speranza di cancellare dall’esistenza
il mostro che ha decimato il suo l’equipaggio in meno di 24 ore.
Sviluppare un
gioco su licenza è un’impresa ardua, soprattutto se si parla dell’incredibile
capolavoro del 1979 di Ridley Scott “Alien”, simbolo indiscusso dello sci-fi
horror di tutti i tempi, che vanta una impressionante quantità di appassionati
(me compreso) da oltre 30 anni. Il penultimo titolo riguardante la saga dello
Xenomorfo, “Alien Colonial Marines” è stato un vero disastro da tutti i punti
di vista, uno schifo direi: comparto grafico, sonoro, giocabilità e
coinvolgimento, tutto mal realizzato e approssimato; un prodotto che ha
scatenato l’ira di tutti gli appassionati. Questa volta SEGA ha pubblicato un
titolo di tutt’altra pasta, grazie all’incredibile lavoro di Creative Assembly
ci troviamo davanti ad un vero e proprio sequel di Alien il film.
Ci troviamo nel
2139, esattamente 17 anni dopo gli eventi che costrinsero il Tenente Ellen
Ripley ad un ipersonno che la porterà a vagare nello spazio per ben 57 anni a
bordo della navetta Narcissus a seguito della distruzione del Nostromo. A non darsi pace per la scomparsa della “fragile
ma forte” eroina questa volta troviamo la figlia Amanda Ripley decisa a tutti i
costi a scoprire la verità sulla scomparsa della madre. Grazie alle
informazioni avute da un androide, Christopher Samuels, Amanda viene a sapere
che la scatola nera del Nostromo si trova a bordo della stazione spaziale
Sevastopol, di proprietà della Seegson, in orbita attorno al sistema
Z-Reticuli. Così Amanda si dirige verso la stazione spaziale per cercare di
scoprire la verità sui funesti eventi che hanno portato alla scomparsa della
madre.
Con questa
premessa si inizia la storia del gioco. Come ci si può aspettare le cose vanno
immediatamente male e non appena si arriva alla stazione spaziale (e non con
“qualche” incidente di percorso) ci si trova subito immersi in un ambiente
immenso, morente e certamente poco rassicurante.
Dopo appena 30
minuti di gioco muovendosi all’interno della stazione spaziale si capisce
immediatamente che Alien: Isolation non è un FPS e non è nemmeno un Survival
Horror tradizionale: è il Survival Horror
per eccellenza, un assemblaggio di audio, video e storia che porta ad una
costante sensazione di ansia e paura.
Audio
Quello che
immediatamente fa impressione è l’incredibile comparto audio, semplicemente devastante, potente ed
ansiogeno, arricchito da una qualità sonora davvero notevole, disponibile
anche (ovviamente) in surround 5.1. Appena avviato il gioco la musica ricorda i
titoli di testa del film. Ho avuto modo di provare l’audio con i miei monitor
audio professionali e devo dire che l’esperienza vissuta è davvero coinvolgente
e a tratti “disturbante” per l’ansia trasmessa. Il lavoro di Creative Assembly
in questo ambito gratifica tutti, ma in particolare chi conosce bene il Film,
in quanto la colonna sonora che accompagna l’avvicinarsi di un pericolo (e in
particolare della creatura) è esattamente quella utilizzata nella pellicola;
questo genera immediatamente una amplificazione del livello di ansia che porta
il giocatore a cercare subito un armadietto, una scrivania o qualsiasi cosa
dove ci si possa nascondere nella speranza di non essere percepiti e quindi
uccisi. Cigolii, scintille, sfiammate, rimbombi che provengono dai condotti
d’aria, sospiri, colpi di tosse e i terribili versi dello Xenomorfo tengono
costantemente la tensione altissima; non ci si sente mai al sicuro. E non
pensate che disattivando l’audio si possa avere un poco di tregua perché allora
sareste già morti: tanto è pauroso il sonoro tanto è fondamentale per cercare
di percepire dove possa trovarsi la creatura; magari si trova in un condotto
sopra la vostra testa e ne sentite i passi pesanti, oppure dietro una porta o a
pochi metri da voi (siete morti). Una nota negativa è la traduzione in italiano
dei dialoghi che non trasmettono pathos, cosa per altro a noi nota in tutti gli
ambiti in cui dei patetici doppiatori si cimentano al doppiaggio di produzioni
straniere (vogliamo parlare del capolavoro HBO “True Detective” completamente
distrutto da Pino Insegno e la sua insulsa voce?).
Video
Il comparto
grafico è elevatissimo anche se non al livello di quello audio. Il vantaggio
che in generale si può godere in questo titolo è il fatto che si gioca al 90%
in luoghi chiusi e angusti, quindi non ci troveremo mai davanti a milioni di
poligoni animati (Crysis 3) ma in corridoi e stanze scarsamente illuminate e
pertanto lo sforzo computazionale in termini di GPU non è mai elevatissimo;
proprio per questo Creative Assembly si è potuta concentrare su tecniche di illuminazione
incredibilmente realistici, grazie anche alla scelta di produrre un motore
grafico indipendente. I pochi momenti in cui non sono stato pervaso dal terrore
di essere assalito dalla creatura mi sono soffermato ad ammirare l’incredibile
illuminazione ambientale, con il pulviscolo sempre presente in aria, le
proiezioni dei raggi di luce attraverso le grate su vapori e fumi in tutti gli
ambienti, ricalcando alla perfezione l’atmosfera del film e ricordando il
meraviglioso piano sequenza iniziale della versione uncut del capolavoro di
Scott. La grana aggiunta volutamente e i colori ben dosati aggiungono
quell’aspetto cinematografico che esalta ancora di più l’effetto realistico
delle scene. Basta affacciarsi ad una finestra per godere anche di un grande
spettacolo sul cosmo. La fisica atmosferica è assolutamente perfetta, come ad
esempio la diffrazione causata da una sfiammata, le particelle di cenere ancora
in fiamme che vorticano veloci per poi rallentare e spegnersi o addirittura
l’incandescenza di una parte metallica che provoca il classico effetto
aberrativo sulle immagini in sfondo. Le texture sono di ottimo livello e il
sapiente utilizzo della profondità di campo compensa qualche mancanza di
dettaglio in alcuni ambienti.
Dicevo del basso
carico computazionale: io ho provato il gioco con impostazioni massime a 1080p,
con filtro asintropico 16x e antialiasing MSAA e con le due NVIDIA GTX 770
ottengo un robustissimo risultato di 200fps (con il V-Sync disattivato). Ho
avuto modo di provare il gioco anche in PC decisamente datati (5 anni fa) e ho
notato con piacere che difficilmente si scende sotto i 35fps. Un motore grafico
per moltissimi pc a differenza del vergognoso Watch Dogs.
Giocabilità
Alien: Isolation
non è un FPS, non ci sono megacannoni pronti a disintegrare i nemici, non
possiamo correre e saltare come fossimo grilli, né ricaricare le nostre armi in
un millisecondo; Alien: Isolation è puro terrore, non ci sono mostri e zombi,
c’è LO XENOMORFO che dà la caccia a qualsiasi cosa sia viva, ci sono gli androidi
a volte amichevoli a volte ostili, ci sono umani terrorizzati pronti a sparare
e poi c’è Amanda Ripley che dispone di pochissime armi e molta intelligenza. Lo
scontro diretto con qualsiasi nemico (esseri umani, androidi, il mostro) porta
quasi sempre alla morte o quanto meno consumerà una parte fondamentale della
nostra debole vita, meglio evitarlo. Meglio forse costruire un generatore di
suoni con dei pezzi trovati qua e là nella speranza di riuscire ad attirare i
nemici dalla parte opposta a dove si vuole andare.
Il nemico numero uno è terribilmente
ammirevole: non si può uccidere, VINCE SEMPRE. Se è nelle tue vicinanze
devi fare silenzio e nasconderti bene. Se ti sente sei morto. Se ti fiuta sei
morto. Se scappi sei morto. Se ti nascondi devi stare all’erta… potrebbe già
averti sentito e cercare di scovarti gironzolando attorno all’armadietto dove
sei accovacciato. Cammina sempre accovacciato! Se si avvicina cercando di
fiutarti dalle grate dell’armadietto, trattieni il respiro e allontana il viso
dalle porte altrimenti sei morto. Il tuo fidato compagno è il rilevatore di
movimenti, che saprà terrorizzarti con i suoi beep quando l’alieno si avvicina.
Se apri una porta guardati prima intorno o sei morto; basta un rumore di troppo
per vederlo correre verso l’origine del suono e rimanere lì a pattugliare
finché non è convinto di poter mollare. E’ VELOCISSIMO. Se riesci finalmente a
raggiungere una cabina di salvataggio per salvare il tuo progresso di gioco,
guardati bene intorno perché il salvataggio dura 4 interminabili secondi in cui
sei vulnerabile.
A questa impronta
di gioco si aggiunge una Intelligenza Artificiale dello Xenomorfo che ha del
sorprendente. Questa maledetta macchina della morte è del tutto imprevedibile,
non è mai due volte nello stesso posto, non si muove in base a percorsi
programmati, è sensibile a qualsiasi vibrazione ed è in grado di cambiare
strategia in base il nostro comportamento, sbuca da ovunque, dai condotti, da
dietro le porte, da dietro le fiamme. L’unica arma in grado di spaventarlo per
qualche secondo (giusto il tempo di fuggire) è il lanciafiamme (o le bombe
incendiarie) ma, anche in questo caso, attenti ad usarle troppo spesso: il
mostro maledetto imparerà ad avere sempre meno paura delle vostre armi. Perfino
il rilevatore di movimento può trasformarsi in una minaccia se lo si utilizza
troppo vicino al mostro.
La bellezza della
cinematica dell’alieno con i suoi 9 snodi indipendenti nel corpo e una
animazione della testa totalmente dedicata fanno di questo esemplare una riproduzione
perfino migliore di quella del film.
Tutt’altra cosa,
invece, l’IA degli altri componenti del gioco, cosa che non mi trova in
disaccordo perché altrimenti un gioco, di per sé difficilissimo, sarebbe
diventato del tutto impossibile. Ci troveremo quindi a poter aggirare
facilmente esseri umani e androidi.
Nel gioco, per
riuscire ad avere le risposte sul mistero di Ellen Ripley e scoprire quale
destino ha investito Sevastopol, bisognerà andare avanti e indietro
nell’immensa stazione spaziale seguendo mappe, spegnendo interruttori, isolando
aree e spostandosi da una parte all’altra della stazione con delle navette (a
volte un po’ troppo), sempre con addosso la sensazione di essere braccati e in
pericolo. Terminare questo gioco vi sembrerà una grande impresa e vi farà
sentire dei veri e propri sopravvissuti. Come se non bastasse c’è una modalità di gioco Sopravvivenza in cui a
tempo è possibile eseguire delle missioni brevi e poter confrontare i propri
risultati con la comunità. Questa modalità è ancora più terrificante della
modalità storia e aggiunge longevità ad un titolo di per sé sufficientemente
bello da essere reputato un gioco duraturo e ripetibile.
Conclusioni
Il Survival
Horror Alien: Isolation è il perfetto sequel del film Alien, incarna magistralmente
ciò che gli appassionati hanno sempre desiderato; grazie al lavoro di Creative
Assembly abbiamo in commercio un gioco che riprende la storia del capolavoro
del 1979 aggiungendo altro terrore a quello lasciatoci da quei 117 minuti di
pellicola.